accadeva, era l’aprile del duemilaventi.
altoparlanti, muri, marciapiedi, cartelli e cartelloni intimavano all’unisono: ‘distanziamento sociale’. mai scelta lessicale fu così infelice e inadeguata. in giorni di cui non era dato conoscere la fine, urgeva coniugare le necessarie misure di allontanamento fisico alla necessità vitale di sentirsi insieme, compatti per sostenere la vertigine.
attrazionesociale, un richiamo alla nostra natura. una preghiera intima, da sussurrare tutta d’un fiato perché senza l’altro rimaniamo senza respiro. un’opera che unisce il lavoro del progettista universale leon battista alberti all’evocazione del sacro nella luce che riverbera dall’altare. il sacello del santo sepolcro è un capolavoro di delicatezza, armonia, estrema cura del dettaglio. è bellezza universale che si congiunge con la luce divina in una preghiera che tutte le voci del mondo posso sussurrare. una continuità di bronzo inciso in latino, italiano e braille per scrivere con la luce. un’opera da avvicinare e toccare, entrandoci. al suo cuore un segno di luce che si riflette nel rosso, un sussurro di luce. nel silenzio cerchiamoci, uniamoci, accogliamoci. nella luce.